E Zucconi ci ha voluti schiaffeggiare, per incapacità manifesta.
Dall’alto della sua comoda postazione, di uomo favorito dalla sorte, ci ha voluti accusare di inabilità intellettiva.
Io credo che a volte servirebbero delle fessure di areazione, se non altro per nettare i pensieri sporchi. Se poi ci si ritrova di fronte a un uomo con la mente annodata nei preconcetti allora servono degli squarci.
Ma non è difficile che a Zucconi sia rimasta in testa la nota teoria democristiana che il popolo del Sud vada mantenuto nella sudditanza: così, per ricordarlo, nella sua famiglia la democrazia cristiana era di casa, anzi di seggio.
E io me lo figuro, l’inventore degli scoop falsi, mentre, dai monitor supremi, ci guardava immobile con i suoi occhi d’oro, uno per uno in fila verso le urne; e ci sentiva tutti maligni, simil bestie. E ci avrebbe volentieri tolto la tessera elettorale dalla tasca, come ai bambini la fionda.
Tanto lui lo sa che siamo giocondi e infantili; che non abbiamo senso dello Stato, che siamo tutti abilitati alla pratica criminale. E che siamo abituati a mangiarci tra di noi, che siamo creature rasenti l’inferno. E che teniamo le mani in tasca per non perdere la pistola.
E Zucconi lo sa che abbiamo le fruste d’acciaio, per le nostri mogli e i nostri figli: affinché non si permettano decisioni diverse.
Lui, che è un monumento di marmo, un mito, lo sa quanto siano deboli le nostre coscienze.
E io me lo figuro, dal suo trono di gloria e gioia, mentre gode per la povertà che ci stermina: a causa delle scelleratezze del suo attuale Capo. Me lo figuro tenere alte le bombole d’ossigeno mentre anneghiamo per cause di abbandono.
Per lui sarebbe bello ci fossero per noi al Sud le culle imbottite di acidi e veleni, ci fossero i randelli alle cintole delle guardie nazionali, del nord.
È un assassino d’anime, Zucconi. Un affare disumano e deprimente. E lo è per formazione scolastica, per supposta supremazia culturale. Oscilla con un ritmo costante nel razzismo della peggiore borghesia; dalla sua casa a colori giudica chi come noi ha sete e fame e necessità. Giudica chi come noi, per una volta libero, si esprime contro.
E si stupisce se protestiamo, decisamente stanchi.
Si stupisce perché si spaventa che da qui possa, Dio lo voglia, nascere il vero Risorgimento.
*In riferimento alle dichiarazioni di Vittorio Zucconi, sull’incapacità del popolo del Sud a esprimere il proprio voto